Una interessante iniziativa è stata promossa dal sito di Quimamme. Raccontando con un video le difficoltà maggiori che avete a farvi ubbidire dai vostri piccoli ed iscrivendovi al link di seguito indicato, potrete ricevere una consulenza gratuita da parte di un esperto! quimamme.leiweb.it

Oh oh! La mamma torna a lavoro: riportiamo una bella esperienza raccontata da una mamma blogger (Il blog di Valentina Gattei: una mamma in viaggio) riguardo alla sua esperienza di mamma e lavoratrice. Il ritorno al lavoro dopo la gravidanza in certi casi aiuta anche ad evitare o superare le crisi post-partum dovute, per la maggior parte, alla mancanza di contatti sociali esterni alla casa soprattutto in quelle donne-mamme che lavoravano prima della gravidanza!  Inoltre riguardo alla salute mentale dei bimbi questa non verrebbe influenzata negativamente dal ritorno della mamma a lavoro. Questo è il risultato di un recente studio condotto dalla americana Columbia University School of Social Work su mille bambini in 10 areee geografiche differenti, secondo cui è possibile affermare che l’impegno professionale delle mamme per la crescita sana dei nuovi arrivati non cambia assolutamente nulla.

" In Italia, oggi, sembra quasi una scelta obbligata: o la famiglia o il lavoro.
Io dico no.

So di essere fortunata: amo il mio lavoro, ho una famiglia che mi aiuta, il mio compagno mi appoggia, faccio ancora un orario ridotto e non le classiche (e ormai obsolete) 40 ore alla settimana.

Anche se queste condizioni mancano, ve lo consiglio con il cuore in mano: mamme tornate a lavorare! O almento cercate di farlo.
Non che non sia onorevole dedicarsi totalmente a un uomo e ai figli, ma penso che una donna debba realizzarsi anche fuori dalle mura domestiche.

Certo, i soldi del vostro stipendio andranno a finire nei conti da saldare dell’asilo e della baby sitter (se non ci sono i nonni). Certo, quando tornerete a casa la sera sarete stanche e ancora di lavoro da fare ce n’è (non sto ad elencare tutte le attività quotidiane che ogni donna svolge per mandare avanti una casa e una famiglia, tanto le donne lo sanno già benissimo).
Eppure sono sicura che, se amate il vostro lavoro, avrete un sorriso sul viso, magari esausto ma felice.

Cercate di trovare un lavoro che amate prima di fare figli, cercate di organizzarvi per tornare dopo il parto. Se ve lo permettono chiedete il telelavoro, il part time o la maternità facoltativa in giornate e non mesi interi.
Fate di tutto per tornare a lavorare, perchè è l’unica speranza di sentirvi ancora donne. Donne a tutto tondo.

Non me ne vogliano le mamme a tempo pieno, ma credo davvero che per arrivare felici e serene a 40-50 anni sia importante avere una propria indipendenza, economica e mentale, dalla famiglia.

Anche perchè i figli crescono e, si spera, ci lascino per seguire la loro di strada.
E’ difficile, bisogna scendere a compromessi, ma vi giuro che è possibile: lavorare e essere mamme. Sì, anche in Italia."

Photo credit: www.blogmamma.it

 


"Hai bambini? Prendi meno il raffreddore!

Questo articolo ci è sembrato molto interessate così lo riportiamo integralmente (la fonte è il seguente link http://www.medicitalia.it/news/2344-hai_bambini_prendi_meno_il_raffreddore.html) e  speriamo per noi genitori che sia tutto vero!!

Autore Dr. Giuseppe Santonocito

Essere genitori riduce le chance di prendere il raffreddore, probabilmente a causa di differenze psicologiche o comportamentali fra genitori e non genitori, secondo un nuovo studio.

Il rischio di ammalarsi in seguito all’esposizione al virus sarebbe ridotto di circa la metà nei genitori in confronto ai non genitori, indipendentemente da una precedente immunizzazione, secondo gli autori. Lo studio suggerisce che altri (ma sconosciuti) fattori correlati all’essere genitori potrebbero influenzare la suscettibilità alla malattia.

I ricercatori hanno analizzato i dati di 795 soggetti reclutati in tre precedenti studi sullo stress e sui fattori sociali che influenzano la suscettibilità al comune raffreddore. In tali studi, a soggetti sani sono state somministrate gocce nasali contenenti virus del raffreddore o dell’influenza.

Dopo l’esposizione al virus, circa un terzo dei partecipanti ha sviluppato un raffreddore clinico, ossia con sintomi tipici e conferme dell’infezione da uno dei virus ricevuti.

L’analisi dello studio in oggetto ha cercato di stabilire se essere genitori fosse correlato con la probabilità di prendere il raffreddore, tenendo conto dell’effetto di altri fattori intervenienti.

Lo studio è risultato in un tasso di malattia notevolmente inferiore fra i genitori rispetto ai non genitori, con una differenza del 52% a favore dei genitori.

Ciò potrebbe essere spiegato mediante l’immunizzazione: i figli prendono il raffreddore e i genitori sviluppano anticorpi contro quei virus specifici. Tuttavia, il rischio più basso fra i genitori non può essere spiegato in termini di una preesistente immunizzazione, come rilevato dalla misurazione degli anticorpi: i genitori avevano meno probabilità di ammalarsi indipendentemente dal livello posseduto di anticorpi protettivi.

Inoltre:

1) L’effetto apparentemente protettivo dell’essere genitori è risultato aumentare con il numero dei figli (sebbene fossero limitati i dati dei genitori con più di 3 figli).

2) I genitori avevano un rischio di raffreddore ridotto anche quando non vivevano insieme a nessuno dei loro figli. Anzi, i genitori senza figli a casa godevano della riduzione più alta del rischio raffreddore, uno stupefacente 73% di probabilità in meno.

3) La riduzione del rischio è risultata in ogni fascia di età, con l’unica eccezione dei genitori giovanissimi dai 18 a 23 anni di età, nei quali il rischio è risultato uguale a quello dei non genitori.

4) Nessuna differenza è risultata fra genitori sposati e non sposati.

Dicono gli autori: “Abbiamo trovato che essere genitori riduceva la probabilità di ammalarsi di raffreddore. L’effetto è risultato indipendente dal livello d’immunizzazione preesistente, perciò riteniamo che debbano essere coinvolti fattori di tipo comportamentale o psicologico.”

Tuttavia lo studio non permette di trarre conclusioni sui quali siano tali fattori, limitandosi a verificare l’esistenza del fenomeno. Una possibilità è che essere genitori migliori la regolazione del sistema immunitario (citocinesi) scatenata dall’infezione. Studi precedenti hanno mostrato che la risposta delle citochine può spiegare l’azione protettiva dei fattori psicologici, come ad esempio un livello minore di stress e un atteggiamento positivo verso la vita.

Perciò, quando vostra moglie lascia intendere - o vi dice chiaramente - che stava meglio prima di avere figli... dubitate.

Altre ricerche sono necessarie per chiarire perché e in che modo l’essere genitori possa influenzare la risposta corporea al virus del raffreddore.

Fonte:
R. S. Sneed, S. Cohen. 2012, July 2. Got kids? Then you're less likely to catch a cold. Wolters Kluwer Health: Lippincott Williams & Wilkins".

Scacchi che passione.

Di Rosario Guarrera - Giocare a scacchi favorisce lo sviluppo celebrale dei nostri bimbi. Infatti secondo una recente ricerca scentifica giocare a scacchi favorirebbe l'apprendimento delle materie scientifiche e permetterebbe lo sviluppo del cervello del vostro bimbo!  Di recente è stata anche avviata una applicazione alle scuole dell'apprendimento del gioco degli scacchi. Sarebbe anche utile per tenere lontana nei ragazzi la tentazione di esercitare il bullismo. Ed allora cosa aspettare fate apprendere questo meraviglioso gioco ai vostri bimbi e buon divertimento.

Bisfenolo A (BPA) nei biberon e non solo...

Di Elisabetta Scalia - Il BPA  è un composto chimico in commercio da più di 50 anni, usato nella produzione del policarbonato, una plastica rigida trasparente con cui si fabbricano recipienti per uso alimentare come bottiglie, biberon, piatti, tazze, caraffe, stoviglie adatte al microonde, pellicole e recipienti vari. Il bisfenolo A viene utilizzato anche per produrre il materiale plastico che riveste internamente lattine, scatole metalliche (es. scatole per il tonno o la passata), serbatoi per acqua, etc. . E' inoltre usato per un gran numero di prodotti per bambini dispositivi medici ed odontoiatrici ed altre applicazioni non alimentari, ed è anche stato usato come fungicida ed anticrittogamico.

Il BPA viene rilasciato negli alimenti specialmente a temperature superiori a 50°C. Esso è pericoloso in età pediatrica e nel feto perché mima l’azione degli estrogeni, ormoni femminili responsabili dello sviluppo neuronale. Risulta particolarmente pericoloso per i maschietti e per questo motivo è stata proibito l’uso nella produzione di biberon dal 2011. L’EFSA l’Autorità Europea per la Sicurezza degli Alimenti ha stabilito che non esistono pericoli per gli adulti anche se permanendo incertezze il suo uso è stato messo di nuovo in discussione.


Dal 2011 è stata proibita la produzione di biberon per l’infanzia in policarbonato, a causa di studi che ne hanno fatto emergere la pericolosità.La sua tossicità è dovuta al fatto che  può migrare in piccole quantità nei cibi e nelle bevande conservati nei materiali che lo contengono.


Studi sperimentali hanno dimostrato che il bisfenolo A mima l’azione degli estrogeni, essenziali nello sviluppo cerebrale, alterando l'attività dell'apparato endocrino, con effetti negativi anche dosi minime.
Il BPA sembra infatti essere imputato in numerose malattie dello sviluppo sessuale maschile nel feto, e nel calo di fertilità nell'uomo adulto con rischio di effetti a lungo termine sullo sviluppo endocrino, neurocomportamentale e riproduttivo in seguito ad esposizione in utero e/o durante l'infanzia.

Ed allora, come proteggere i nostri bimbi dal contatto con questa sostanza onnipresente?

In attesa che si faccia chiarezza meglio non rischiare e proteggere da una eccessiva esposizione i nostri figli scegliendo contenitori che non contengono bisfenolo A evitando cibi conservati in lattine bottiglie di plastica, e limitando l’uso delle fonti conosciute.

Per essere sicuri che la plastica che utilizziamo non contenga Bisfenolo A vi consiglio di controllare la marcatura di bottiglie e contenitori in plastica. I contenitori in plastica per alimenti sono marchiati, solitamente sul fondo, con un Codice Internazionale di Riciclo che indica il tipo di plastica e la modalità di riciclaggio. In generale le plastiche marchiate col codice 1, 2, 4, 5, 6 non dovrebbero contenere BPA, mentre alcune plastiche marchiate col codice 3 o 7 potrebbero essere fatte con BPA.

Il tipo 3 (PVC) può contenere il bisfenolo A come antiossidante nei plastificanti.
Il tipo 1 (PET), 2 (HDPE), 4 (LDPE), 5 (polipropilene), e 6 (polistirene) non subiscono il processo di polimerizzazione tramite l'uso di bisfenolo A per la produzione di imballaggi.

Per gli eventi più importanti del tuo bambino fai un gesto che rimarrà nei cuori di tanti piccoli amici. Ordina una bomboniera dell'Unicef aiuterai tanti bimbi in tutto il mondo. Collegati al sito (puoi usare anche il link sotto) e fai il tuo ordine potrai anche vedere a favore di chi è andato il tuo "dono". Impariamo a donare i nostri soldi senza sprecarli in inutili gesti che alla fine non fanno altro che divenire contenitori di polvere senza motivo! Fai un gesto che abbia un senso!

Bebemio per il sociale.

- La cute (articolo tratto dal sito di Philips Avent Italia)

Il sole è ritenuto da sempre un elemento salutare per la vita di ogni essere umano: sole e vita all'aperto sono gli elementi essenziali per uno sviluppo osseo ottimale.

Tuttavia bisogna fare attenzione. I bambini hanno un'epidermide non ancora matura: i melanociti, cellule che elaborano un pigmento scuro chiamato melanina, non sono ancora mature; inoltre, il rivestimento esterno o strato corneo della pelle è sottilissimo e quindi molto permeabile all'azione dei raggi solari.

I bambini devono essere difesi dalle irradiazioni solari e più precisamente dai raggi ultravioletti (UVA - UVB) ed infrarossi (IR).

I pericoli delle irradiazioni solari sono diventati più evidenti anche a causa del cosiddetto "buco dell'ozono".

Inoltre, sulla base delle caratteristiche costituzionali, i bambini possiedono un rischio di esposizione solare differenziato.

Oggi si riconoscono 4 fototipi differenti:

· bambini molto biondi, con occhi azzurri e pelle bianca: l'insulto solare inizia dopo 5';

· bambini con capelli castano chiaro e pelle un po' più scura: l'insulto solare inizia dopo 10';

· bambini con capelli castano scuro: l'insulto solare inizia dopo 15-20';

· bambini con capelli scuri e cute olivastra: l'insulto solare inizia dopo 30-35'.

Consigli pratici - Agite con molta prudenza e ricordate che queste cellule (i melanociti) cominciano a svolgere meglio il loro lavoro a partire dal 6° mese di vita.

In linea di massima i piccoli lattanti devono essere tenuti all'ombra, sotto l'ombrellone, protetti da un cappello a tesa abbastanza larga per proteggere il viso, il collo e le spalle.

Scegliete di stare in spiaggia con i vostri bambini più piccoli nelle prime ore del mattino o nel tardo pomeriggio dopo le ore 17, quando i raggi solari diventano obliqui rispetto alla terra.

 

Scelta dei latti solari di protezione

Per quanto detto sopra, sembra indispensabile, fino a 4 anni, adoperare prodotti ad alta protezione (50). Un indice di protezione elevata, un'applicazione cutanea rinnovata ogni 2 ore, può essere considerata una scelta valida per difendere la cute dei vostri piccolissimi dal danno solare.

E' bene scegliere prodotti testati dermatologicamente, anallergici e resistenti all'acqua.

 

Sudamina

Le ghiandole sudoripare dei lattanti e dei bambini piccoli sono in via di progressiva maturazione.

Il vostro piccolo, durante il periodo estivo, suda di più per eccesso di calore esterno o per vestizione non adeguata. In questi casi può sviluppare la cosiddetta sudamina, che si manifesta con la presenza sulla cute di vescicole limpide o, più frequentemente, con papule rilevate, arrossate e pruriginose, in sedi diverse ma con predilezione per il collo, il tronco e nei punti di frizione della pelle.

Scegliete vestiti di cotone o di lino, molto leggeri ed ampi; inoltre, rientrando dalla spiaggia, fate ai vostri piccoli un bel bagnetto ristoratore con amido di riso; costa poco, ma è molto utile.

A malattia conclamata, dopo il bagno con amido di riso, adoperate una polvere aspersoria assorbente e un preparato a base di vitamina E, da applicare sulla cute.

 

Stafilococcia cutanea o impetigine

Negli ultimi anni, a causa delle note variazioni climatiche con aumento della temperatura e dell'umidità, è stato notato un aumento delle stafilococcie cutanee, soprattutto nei bambini.

Sulla pelle del vostro bambino possono insorgere bolle o vescicole, con margine arrossato e con contenuto purulento, a volte diffuse anche al cuoio capelluto, al cavo ascellare e agli arti.

In questi casi non esitate a consultare il Pediatra; tuttavia, se volete prevenire tali malattie, vi consigliamo di praticare sempre, al rientro dalla spiaggia, una buona doccia ristoratrice per detergere bene la cute dei vostri bambini, allontanando così germi e detriti ancorati sull'epidermide.

Capita spesso di vedere sulle spiagge lattanti totalmente nudi rotolarsi in mezzo alla sabbia. Trattasi di un errore grave da evitare, molto rischioso per i maschietti e soprattutto per le femminucce. La sabbia, con tutti gli annessi e connessi, può penetrare facilmente nelle parti intime, con conseguenze non sempre piacevoli.
Prof. Vito Console