Perchè trasportare in braccio il bambino lo calma?

Interessante studio quello pubblicato su Current Biology dai ricercatori del RIKEN Brain Science Institute che spiegano le basi biologiche di quello che le mamme e i papà sanno da sempre e cioè: trasportare in braccio il bambino lo calma. Vediamo il perché “Il trasporto materno riduce il pianto, i movimenti del corpo, e la frequenza cardiaca dei neonati.”

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Pianti inconsolabili del neonato si dissolvono magicamente passeggiando con il pupetto in braccio per tutta la casa. Capricci? Forse, ma c’è qualcosa di più! Come tutti sanno e come evidenziano i ricercatori, “Il legame madre-bambino è il primissimo e il più critico rapporto sociale  dei neonati… Per promuovere questo legame, i bambini posseggono comportamenti innati atti a cercare la vicinanza della madre…” Pianto inconsolabile e agitazione nei neonati sotto i 6 mesi di età sono dunque dei meccanismi fisiologici di risposta alla separazione dalla madre e non dei semplici capricci, come tradizionalmente si pensava. Questi meccanismi di risposta sono dei riflessi che rilassano immediatamente il bambino non appena esso viene trasportato. Responsabili di questi riflessi sono i propriocettori, dei particolari recettori nervosi che ci permettono di sapere in qualsiasi momento in che posizione sono tutte le parti del nostro corpo senza bisogno di vederle. Per intenderci sono quelli che ci permettono di dormire su uno spazio limitato quale il nostro letto, senza cadere. Questo meccanismo è comune anche negli altri mammiferi, come si denota dal video realizzato dagli stessi ricercatori,

riken.jp
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ed in natura il trasporto di un cucciolo completamente rilassato permetterebbe alla madre una fuga più efficace in caso di pericolo. La ricerca evidenzia inoltre la differenza fra il tenere il bambino in braccio da seduti e il trasportarlo, dimostrando l’inefficacia della prima tecnica e l’efficacia della seconda nel far smettere il pianto inconsolabile del neonato.[banner]

conclusioni

Risvolto utile dello studi potrebbe essere la revisione delle tecniche che prevedono di lasciar piangere il bebè a scopo educativo, considerate per altro già obsolete, ed, in conclusione,  “Una comprensione più adeguata dei neonati servirebbe a ridurre la frustrazione dei genitori” afferma Kuroda, leader della ricerca, che mette in luce la dolente piaga dei maltrattamenti sui minori, inserendo la pratica dell’abbandono in culla come causa di abuso sui neonati.

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